Uno dei fondi musicali più importanti venuti alla luce in Italia nel secolo scorso durante le ricerche organizzate dal RISM (Répertoire International des sources musicales) è senz’altro quello della Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Lucca. Ne dava notizia per primo, insieme ad un elenco sommario della musica a stampa dei sec. XVI-XVIII in esso conservata, il prof. Claudio Sartori sulla rivista « Fontes artis musicae » nel 1955. Il fondo musicale di questa biblioteca era, fino ad allora, assolutamente sconosciuto, se si eccettua un unico esemplare segnalato nel « Quellen-Lexicon » del musicologo tedesco Robert Eitner, il che, come notava il Sartori, è un particolare curioso perché « non si riesce a spiegare come gli fosse giunta la segnalazione di un solo volume di questo ricco e importante fondo, e non invece notizia dell’intera biblioteca ». Il fondo musicale della Biblioteca del Seminario, che è stato ordinato in ogni parte dal compianto Maestro Mons. Emilio Maggini, comprende oltre 2.000 lavori musicali fra manoscritti e stampe.

In particolare, durante il riordino e la catalogazione del materiale avvenuta negli anni ’60, del fondo antico, Maggini individuò quattro fonti principali alle quali si deve la quasi totalità delle opere esistenti e nelle quali erano confluite alcune raccolte private di minore consistenza. Tutto questo trova poi, in part, conferma nei registri dell’Amministrazione conservati nell’Archivio Storico dell’attuale Seminario Arcivescovile.

  1. ° - Fondo del Seminario di S. Martino.

    È il nucleo centrale iniziato nel sec. XVI e al quale si sono uniti gli altri abbastanza recentemente. È senza dubbio quello di gran lunga più cospicuo sia per il numero delle opere, sia per il loro interesse. Appartiene a questo fondo pressoché interamente la musica a stampa dei sec. XVI- XVIII. Comprende poi molti manoscritti di vari insegnanti di musica nello stesso Seminario (Galgani, Vannucci, Nerici, ecc.), di organisti della Cattedrale di S. Martino (Montuoli, i Puccini, ecc.), oltre che di numerosi altri maestri lucchesi e non, dei secoli XVII-XIX.

    L’attività e la validità della Cappella musicale del Seminario fin dalla nascita del Seminario di San Martino (1572) è testimoniata anche dal fatto che i compositori lucchesi la ricordano espressamente nella stampa e nella dedica delle loro opere. Quando nel 1580 Francesco Vecoli ristampa i suoi Motetti, nella dedica al Vescovo Giudiccioni dice fra l’altro: « avendo composti alcuni Mottetti e risoluto mandarli in luce a lei li dono e dedico...; se il mio dono le sarà, come spero e desidero grato, potrà servirsene nel suo Seminario... »

    E sulle parti dei Motetti di Tommaso Breni stampate nel 1645 l’autore scriveva di sua mano: « al virtuosissimo Seminario di S. Martino l’autore dona se stessa e l’opera »

    Le spese per libri continuano frequenti insieme alle altre spese riguardanti la musica, quali l’acquisto di « carta rigata per musica », la « comodatura » del Bassetto, della Viola o del gravicembalo la « ligatura » di libri, ecc., spesso con la citazione di opere tuttora conservate e di altre andate smarrite. Così, ad es., per i « Mottetti a 6 di Gabrieli » , i « Madrigali spirituali a 6 di Filippo di Monte » i « Madrigali di Cipriano » i « 6 libri dei Salmi a Cappella del Gastoldi », i « 10 libri delle Messe del Bononcini », « 5 libri del Grandi » , i «13 libri dei Salmi concertali di F. M. Stiava » , ecc.

    Dalle citazioni di cui sopra vediamo risolto anche un eventuale quesito circa la parte della musica a stampa di carattere profano che si trova nel fondo come i madrigali. Vediamo cioè che anche questa faceva parte fino dal principio del fondo del Seminario. Si può supporre che, oltre che per le esercitazioni dei cantori, servisse in alcune circostanze nelle quali la esecuzioni prendevano l’aspetto di concerti o saggi anche musicali per il pubblico che vi era ammesso, come avveniva in occasione del carnevale. Di tali esecuzioni nel periodo di carnevale con « intermedi musicali » o « balletti » intercalati agli atti delle commedie come era nel costume dell’epoca, troviamo chiara traccia sino dal 1661. E che queste manifestazioni destinate soprattutto al pubblico esterno al Seminario avessero un contenuto, almeno in parte, profano, si desume anche dalla proibizione che ne fece il Vescovo Arrigoni verso la metà del 1800. In seguito si trasformarono nelle Accademie per la distribuzione dei premi scolastici, durante le quali venivano eseguite delle Cantate per coro e orchestra composte ogni anno dai maestri di canto, molte delle quali sono conservate sia nel Seminario di S. Martino sia in quello di S. Michele.

    Dopo i primi decenni del sec. XVIII le spese per l’acquisto di libri incominciano a divenire più rare per cessare pi del tutto così come si riscontra nel materiale conservato. Incominciano a essere assai più abbondanti da allora i manoscritti contenenti lavori di maestri lucchesi. Questa interruzione perciò non deve essere attribuita a una riduzione dei servizi musicali della Cappella del Seminario in Cattedrale, ma al fatto che da tale periodo sono più numerosi i compositori lucchesi autori, spesso noti e stimati anche nelle altre città, di copiosa musica religiosa. È naturale che fosse concessa la preferenza all’esecuzione dei loro lavori, perché molti di essi ebbero proprio l’ufficio di organisti della Cattedrale o di insegnanti in Seminario. Basta pensare che dal sec. XVIII si succedettero nella mansione di organisti in Cattedrale F. M. Stiava (1707-1717), G. Montuoli (1717-1739), e i Puccini, Giacomo (1739-1772,) Antonio (1772-1331), Domenico (1796-1815) Michele (1815-1864), dei quali sono conservati numerosi manoscritti di Messe, Motetti, Salmi, ecc.

    Fra i lasciti testamentari che arricchirono il fondo musicale del Seminario di S. Martino risulta essere stato di qualche consistenza quello ottenuto nel 1774 da parte del Sac. Domenico Vannucci, che era stato insegnante di musica, canto fermo e violoncello nello stesso Seminario, dove aveva avuto come allievo anche L. Boccherini. Il suo archivio musicale, anche secondo il Narici, « si componeva di opere pratiche di eccellenti autori tanto italiani quanto forastieri tutte stampate ».

  2. ° - Fondo del Seminario di S. Michele.

    Fino dal suo sorgere nel 1589, il Seminario di S. Michele ebbe una scuola di musica con l’obbligo per i chierici dei servizi musicali nella Chiesa collegiata di 5. Michele in Foro. Tale servizio venne assolto, salvo le interruzioni dovute alla soppressione (1808-1825), fino alla sua incorporazione nel Seminario Arcivescovile, avvenuta nel 1907. In occasione di questa fusione il suo fondo musicale passò ad arricchire quello del Seminario di cui sopra. La scuola di musica del Seminario di S. Michele e la sua Cappella furono fra i centri più attivi di vita musicale nella città di Lucca, sia per i maestri che vi si formarono sia per le esecuzioni religiose in S. Michele in Foro. I manoscritti di questo fondo comprendono prevalentemente la produzione dei maestri compositori, organisti o direttori di Cappella o insegnanti di musica presso la scuola dello stesso Seminario: da Pompeo Orsucci, che fu Decano di S. Michele nel sec. XVIII e del quale si conservano le partiture autografe di molte opere, a Domenico Pierotti, Domenico Giuliani, Frediano Matteo Lucchesi, Pellegrino Tomeoni, Domenico e Biagio Quilici, ecc., oltre a quelle di vari maestri educati alla sua scuola come Pasquale Soffi, Donato Barsanti, Luigi Nerici, ecc. Quasi inesistente in questo fondo risulta la musica a stampa. È facile immaginare che sia andata dispersa per il trasferimento di proprietà che dovette subire in occasione della soppressione napoleonica del Seminario nel 1810, per la quale tutti i suoi beni passarono al demanio e dalla quale dovettero essere escluse le musiche manoscritte.

  3. ° - Fondo Francesco Guerra

    È formato dal materiale raccolto nel 1800 dai membri della famiglia Guerra e specialmente dal Sac. Francesco Guerra. Dalle annotazioni e dediche di varie partiture Francesco Guerra appare come un appassionato cultore di musica. Egli era in relazione di amicizia con i musicisti lucchesi del tempo dai quali sollecitava lavori che, a volte, venivano eseguiti nella villa di famiglie a Veneri , o nella chiesa di S. Andrea in Lucca . Tale fondo comprende difatti solo un numero limitato di manoscritti, quasi esclusivamente di compositori lucchesi del sec. XIX, fra i quali sono ampiamente rappresentati i lavori religiosi di Giovanni Pacini.

  4. ° - Fondo di Frediano Bernini

    Frediano Bernini, già allievo della scuola di musica del Seminario di S. Michele, svolse per molti anni la sua attività a Camaiore quale maestro di Cappella della Collegiata di quella città. La musica del suo archivio fu acquistata dagli eredi da parte dell’Amministrazione del Seminario Arcivescovile nel 1937. Il fondo Bernini, oltre a numerose opere teoriche del secolo scorso, che testimoniano della cultura musicale del maestro, raccoglie prevalentemente manoscritti con musiche di autori lucchesi, specie suoi contemporanei. Numerosi, fra gli altri, i lavori di Marco Santucci (1762-1843) che, nato a Camaiore, fu per qualche tempo direttore della cappella di S. Giovanni in Laterano a Roma, e numerose le composizioni dello stesso Bernini, anche autografe.

Per quanto riguarda l’impostazione della Sezione Musicale, nella parte dei manoscritti si deve sottolineare anzitutto il rilievo che meritano alcuni volumi in foglio dei sec. XVI-XVII. La grande massa dei manoscritti che va dal sec. XVIII al sec. XIX riguarda, come si è detto, lavori di compositori di quel periodo, con prevalenza degli autori lucchesi clic sono presenti con numerose partiture di musiche generalmente a carattere religioso. Si tratta di autori che godettero spesso di larga fama ed ebbero, a volte, riconoscimenti e incarichi anche fuori dell’«arborato cerchio» di Lucca, quali Giuseppe Montuoli, G. Francesco Vannucci, Marco Santucci, Massimiliano Quilici, i Puccini e molti altri. L’esame delle loro opere perciò potrà riservare facilmente delle piacevoli sorprese e portare un valido contributo alla conoscenza di un fecondo periodo della storia della musica non solo locale.

Ma dove l’interesse del fondo appare subito notevole è nella raccolta di edizioni musicali dei sec. XVI - XVIII. Circa tale raccolta si possono notare alcuni dati di fatto per rilevarne l’importanza:

  1. ) la quantità delle opere conservate e la loro varietà di interessi. Sono quasi 300 edizioni che comprendono sì in maggioranza volumi di musiche religiose, ma, contrariamente a quanto avviene per altre raccolte giacenti presso Enti ecclesiastici, contengono anche musiche profane quali varie raccolte di madrigali o di musiche per strumenti.
  2. ) le numerose edizioni o ristampe complete nelle parti di opere musicali, che altrove si trovano solo incomplete, o esistenti qui nell’unico esemplare rimasto, il che permetterà agli studiosi di avere un quadro più completo dell’attività di alcuni musicisti e di rivalutare lavori meritevoli.
    Di minore interesse è invece la sezione delle opere teoretiche che, con l’esclusione delle «Istituzioni armoniche» dello Zarlino (con un esemplare della prima edizione stampata a Venezia nel 1558) e della «Musica theorica » di Lodovico Fogliano (anche questa nella prima edizione del 1528), comprende solo pochi altri volumi non rilevanti.

Nel corso degli ultimi anni la Sezione Musicale si è ulteriormente arricchita grazie all’interessamento del Maestro Maggini, il quale ha continuato a “versare” le musiche eseguite dalla Cappella Santa Cecilia della Cattedrale di Lucca, da lui stesso composte o revisionate per il servizio liturgico in Cattedrale o per le esecuzioni nell’ambito della Sagra Musicale Lucchese. Troviamo le opere complete dei musicisti contemporanei di area lucchese (Marino Pratali, Emilio Maggini, Renzo Gori, Sebastiano Caltabiano e altri).

Della Sezione Musicale fa parte anche il Fondo Maggini costituito da 1958 volumi a stampa e dalle sue composizioni, pervenute alla Biblioteca Diocesana nel 2009, dopo la morte del Maestro, avvenuta a Lucca il 9 agosto dello stesso anno.